giovedì 12 gennaio 2012

le ricette di esculapio

immagine di Esculapio
tratta dall'enciclopedia svedese
Nordisk familjebok - seconda edizione 1904/1926
da un'antica statua del Louvre di Parigi
Le ricette di Esculapio provengono dagli Asclepiei. Asclepieo, in greco Asklepiêion, era il nome dato ai vari santuari di Asclepio. Inizialmente l’Asclepieo fu una semplice fontana, o un pozzo, chiusa da un boschetto, che i malati attraversavano per avvicinarsi al luogo sacro e chiedere al dio la guarigione. Più tardi sorsero veri templi, contornati da portici, ospedali, abitazioni. Il malato era sottoposto a digiuni e lavacri purificatori, seguiti da un sacrificio propiziatorio; passava poi la notte nel tempio, dove aveva un sogno (spontaneo o provocato per suggestione), che il sacerdote, al mattino, interpretava, enunciando la diagnosi e la cura. Celebri Asclepiei sorgevano a Epidauro, a Coo, a Tricca, ad Atene e a Pergamo. Il santuario di Epidauro, oltre al tempio decorato dalle sculture di Timoteo, comprendeva importanti monumenti quali la thólos (edificio rotondo, spesso circondato da un colonnato e collegato a complessi sacri, dell'architettura greca del sec. IV aC) e il teatro.
Ma che cosa si otteneva in realtà negli Asclepiei, e per quali motivi? A giudicare dagli ex-voto che ci sono stati restituiti dagli scavi archeologici, si direbbe che si ottenevano veri e propri miracoli, i quali parrebbero confermati da una nutrita serie d’iscrizioni ritrovate soprattutto fra le rovine dell’Asclepieo di Epidauro: si tratta di tavolette di ringraziamento nelle quali si descrive la malattia, la cura suggerita dal dio e, naturalmente, la perfetta guarigione, per la quale si ringrazia Asclepio.
Ma non è tutto oro ciò che brilla: a una critica serrata le tavolette non reggono e si rivelano il frutto di un gusto celebrativo, incensatorio, sostanzialmente propagandistico, che non ha nulla a che vedere con la scienza o con il documento scientifico. Solo un aspetto ci basterebbe per farcene convinti: spesso le iscrizioni indicano la ricetta della pozione bevuta prima del sonno divinatorio, nonché la ricetta della medicina suggerita dal dio. Le prime eliminano ogni dubbio sulla natura né ipnotica né stupefacente né eccitante delle bevande somministrate ai pazienti. Le seconde testimoniano l’assoluta inefficacia dei preparati medicamentosi in relazione alla malattia che si vorrebbe spacciare per guarita da siffatti decotti, empiastri o unguenti.
Infatti anche nel caso delle ricette del secondo tipo non si tratta che di preparati dotati del normale potere evacuante o di nessuna efficacia in qualsiasi senso.
Con tali medicine, quindi, poco o nulla si poteva ottenere. Rimangono gli ex-voto a lasciarci nel dubbio, dubbio che difficilmente, tuttavia, i reperti archeologici potranno mai sciogliere.
Qualche cosa certamente si otteneva se si facevano degli ex-voto, ma è difficilmente credibile che i risultati fossero dovuti a una vera e propria efficacia del procedimento terapeutico. Prima di tutto una componente fortissima doveva essere senz’altro costituita dal fenomeno della suggestione, fosse essa autosuggestione o suggestione indotta tramite le pratiche preparatorie imposte dai sacerdoti e dai loro assistenti. ln secondo luogo, uno studio anche solo rapido della collocazione geografica dei più importanti Asclepiei e delle caratteristiche climatiche delle località nelle quali essi si innalzavano può spiegare molte cose.
Innanzitutto, infatti, osserviamo che gli Asclepiei erano normalmente costruiti in una zona riparata dai venti e quindi protetta contro i danni di un clima incostante; secondariamente, essi erano circondati da estesi boschi, per lo più di conifere e di piante aromatiche, il che conferiva all’aria una salubrità particolare; in terzo luogo, erano sempre costruiti in prossimità di una fonte, dalla quale (e recenti analisi chimiche hanno confermato l’ipotesi) uscivano acque minerali sul tipo delle molte ancor oggi in uso, oppure acque termali i cui poteri terapeutici l’antico empirismo doveva assai per tempo aver insegnato sia al medico sia al sacerdote. Infine, e questo è forse uno dei fattori più importanti, una dieta regolata sotto il controllo dei sacerdoti, e un’accurata igiene con bagni frequenti, abluzioni, esercizi ginnici e altre pratiche del genere, ben potevano, in parecchi casi, determinare una reazione salutare nel malato.
Ma assai più notevole fu il beneficio che gli Asclepiei recarono all’umanità e alla cultura sotto un altro aspetto e per un ben diverso motivo che non quello dei risultati che si potevano ottenere con le cure e i metodi terapeutici in essi praticati.
Già l’antica tradizione affermava che Ippocrate aveva formato il patrimonio della sua cultura medica studiando le iscrizioni votive conservate nei diversi templi di Apollo o di Asclepio distribuiti in tutta la Grecia, iscrizioni nelle quali egli, secondo gli antichi autori, avrebbe trovato praticamente un’infinita serie di casi clinici, corredati della descrizione dei loro sintomi, nonché dell’indicazione delle cure che avevano portato alla guarigione. Ciò avrebbe costituito un immenso patrimonio di conoscenze mediche, attingendo al quale Ippocrate avrebbe potuto raggiungere quella vastissima cultura, presupposto necessario alla formazione non solo della sua figura di medico e dei criteri fondamentali della sua attività, ma anche e soprattutto della sua completa e complessa concezione anatomofisiologica. Orbene, se una notizia del genere è annoverare solo fra i tanti aneddoti privi di fondamento di cui l’antica tradizione ha voluto arricchire e infiorare le pagine più nobili della sua storia, al di là dei limiti dell’aneddoto noi possiamo trovare un suggerimento di portata quanto mai singolare.
Intorno agli Asclepiei, e anche nell’interno di essi, fra i vari inservienti al seguito dei sacerdoti-medici si trovava un notevolissimo numero di medici pratici, ivi attirati dal fatto che l’afflusso spesso enorme di malati a questi templi forniva un materiale di osservazione e di indagine difficilmente reperibile, per numero e varietà, in altre località e in altre condizioni.
Si verificò, cioè, intorno agli Asclepiei, quello stesso fenomeno che secoli più tardi ritroveremo nel Medio Evo, durante il fiorire della cosiddetta “Medicina monastica” intorno ai monasteri, che costituivano la prima forma — sia pure ancora grezza e insufficiente — di ambulatori pubblici e, nello stesso tempo, dì ospedali: si riunirono gruppi di medici laici, i quali, organizzandosi più tardi in una scuola, crearono quei centri di studio che spesso raggiunsero e superarono in fama i più gloriosi monasteri, come fu — per citare l’esempio più notevole — il caso della “Scuola Salernitana”, che sorse nelle vicinanze di un monastero nel quale già da alcuni secoli, si può dire, i monaci esercitavano l’arte medica.
Altrettanto dovette certamente accadere intorno agli Asclepiei dell’antica Grecia. Fu così che, se da un lato poté nascere la favola intorno agli studi di Ippocrate, dall’altro gli Asclepiei contribuirono in misura davvero singolare allo sviluppo della medicina pratica, destinata ben presto a trovare in Ippocrate un genio, il quale non ebbe possibilità di confronto per parecchi secoli, e, nella sua teoria, una sistemazione organica, che seppe resistere quasi intatta per più di duemila anni.

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