martedì 31 gennaio 2012

mostra fotografica a Roma

3 Dicembre 2011 - 29 Aprile 2012
Steve McCurry
La Pelanda - Centro di produzione culturale
Tipologia: Fotografia
Mostra dedicata a Steve McCurry, uno dei più grandi maestri della fotografia del nostro secolo.
Visualizza testo

Info

Luogo
La Pelanda - Centro di produzione culturale
Orario
Da martedì a venerdì dalle ore 15.00 alle 23.00
Sabato, domenica e festivi dalle ore 11.00 alle 23.00.
Chiusa tutti i lunedì; 24, 25, 31 dicembre e 1 gennaio.
La biglietteria chiude 45 minuti prima
Aperture straordinarie
9 e 23 aprile 2012
Biglietto d'ingresso
- € 10,00 intero
- € 8,00 ridotto (per minori di 18 e maggiori di 65 anni, gruppi di 15 persone, universitari con tesserino e titolari di apposite convenzioni www.stevemccurryroma.it/convenzioni)
- € 4,00 ridotto speciale (gruppi di studenti delle scuole elementari, medie e superiori)
Gratuito
per minori di 6 anni, due insegnanti accompagnatori per classe, giornalisti con tesserino, disabili con un accompagnatore.
Il biglietto della mostra McCurry dà diritto a un ingresso ridotto alla mostra Hernry Cartier-Bresson in corso a Palazzo Incontro
Informazioni
060608 (tutti i giorni ore 9.00-21.00)
Altre informazioni
La mostra è promossa dall'Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale - Sovraintendenza ai Beni Culturali, dal MACRO Museo d’Arte Contemporanea Roma, e da CIVITA, con la collaborazione dell’Agenzia SudEst57.
Sito web
www.stevemccurryroma.it

un film che tutti dovrebbero vedere STELLE SULLA TERRA

you tube
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_42geW___XZ6jG8DCPWt9YFds1j3TryLtADemoIHFZlzJVntj1xCizh5Qd4h1rTQT4mjHsE3_Ypw_Fl-8hBci-fcUX0_Xk6we-AaIh9djf8f2-Wh4OrhbLWt6ssI5t3W059nHRWfwdUw/s1600/teodora.jpg 

La Stampa 29.1.12
Teodora, la escort in carriera
Partita dal basso, arrivò a sposare Giustiniano e salì sul trono di Bisanzio: la sua gestione del potere fu realistica e geniale
di Silvia Ronchey

fonte www.segnalazione.blogspot.com

armeni uccisi dai turchi

un milione e mezzo di armeni furono uccisi dai turchi. avvicinandosi al centenario del genocidio la scrittrice Antonia Arslan, dopo aver dato voce alla sua gente con  la "masseria delle allodole", ricostruisce la distruzione del patrimonio artistico armeno in un nuovo libro "il libro di Mush".
settimanale left, n. 4, del 27.1.12

http://stliq.com/c/l/0/0f/17985250_la-gemma-armena-di-mush-7.jpg

A MILANO E A VIENNA MOSTRE DI KLIMT PER FESTEGGIARE I 150 ANNI DALLA NASCITA


http://www.francescomorante.it/images/306c1.jpgvedi left settimanale n. 4 del 27.1.12


https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1ClR80fBmxfXcDl_FAqqPjKaXyXdunJ9ac7uPhZesejHhzEy0kCxzaf7prEjuN6LrnFXviLoavaAFb587UvS_kDXNeMGQ-wC9dk61q3EAoZFXz9rnTUIF07gzbkI4N7WItcwqVBiactqD/s400/Gustav+Klimt%27s+Judith+1901.png

la mia scuola


canzone di mina "oggi sono io"


lunedì 30 gennaio 2012

RAZZA UMANA

RAZZA UMANA

Corriere della Sera Salute 29.1.12
Evoluzione. Raccontata dal punto di vista del dermatologo
Ci fa capire perché uomini e donne sono di tanti colori diversi. La pelle è bianca oppure nera per garantire le vitamine necessarie
Già nel 1861, Charles Darwin asseriva che la specie umana è una sola, dal momento che «ogni razza confluisce gradualmente»
di Daniela Natali
su spogli
 
Corriere della Sera Salute 29.1.12
«Quando si è arrivati a contare 200 razze si è capito che non ne esistevano affatto»
di D. N.

giovedì 26 gennaio 2012

chiusura ospedale psichiatrici...torneranno nelle famiglie?



l’Unità 26.1.11
Intervista a Ignazio Marino (Pd)
«Basta ospedali psichiatrici, svolta epocale di civiltà»
Il presidente della Commissione sanitaria d’inchiesta:
«Il voto parlamentare ridà la libertà ad almeno 600 persone giudicate non pericolose socialmente»
di Claudia Fusani

su spogli
 
l’Unità 26.1.11
Legge svuota carceri tra stop and go
il primo sì del Senato
l testo punta a diminuire il sovraffollamento carcerario grazie ai domiciliari e accorciando i tempi delle udienze di convalida. Un emendamento decreta la fine degli ospedali psichiatrici giudiziari. Severino: «Norma rafforzata»
di C. Fus.
vedi www.segnalazioni.blogspot.com
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtZL9rr2Iid9u1vMXb59n_Mg76TYTpwuFhAzw2vay1AHm5YU7rouGDHzKZWGKd_EkmrmQT6Y6AVqbPkL_wlGgUEtF2IWxmoEcDx3sIOF7YK9Z62G1OVRHJuaj2a4DJLUtl5av65MdB5gs/s1600/psich.jpg

OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI-DECISA LA CHIUSURA DAL SENATO

Italia. Entro il 31 marzo 2013, chiuderanno gli ospedali psichiatrici giudiziari. Lo ha deciso il Senato, approvando con 175 sì, 66 voti contrari e 27 astenuti, un emendamento al decreto sul sovraffollamento delle carceri che prevede la chiusura entro quattordici mesi degli ex manicomi criminali. Il decreto prevede tempi certi per l'individuazione delle nuove strutture che saranno interamente a carattere ospedaliero con rete di vigilanza esterna. Al momento, circa 1500 persone sono detenute negli ospedali psichiatrici giudiziari, spesso abbandonati in situazioni assolutamente intollerabili. La Lega Nord ha votato contro all'emendamento "perché comporta il cedimento nei confronti della criminalità, consentendo a molti colpevoli di reati di stare comodamente a casa propria anziché in carcere. Si tratta di un emendamento che creerà enormi problemi al Paese, figlo di una logica tipica della sinistra ideologica".

mercoledì 25 gennaio 2012

Nuovi italiani. Da migranti a cittadini

  • data inizio: 21/01/2012
  • data fine: 29/01/2012
Fino a domenica 29 gennaio presso il cinema Trevi-Cineteca Nazionale,Vicolo del Puttarello, si svolgerà la rassegna cinematografica Nuovi italiani. Da migranti a cittadini, curata da Maria Coletti. La rassegna presenta alcuni dei film italiani che affrontano il tema dell’immigrazione e del rapporto con i cittadini di origine straniera nel nostro paese, cogliendo un cambiamento che ha visto l’Italia negli ultimi trent’anni divenire un Paese di immigrazione e di “seconde generazioni”, cambiamento che i film in rassegna, in maniera diversa e con diversa efficacia, contribuiscono a far emergere e notare. La rassegna si pone anche come sostegno ideale alla campagna L’Italia sono anch’io.
La rassegna, curata da Maria Coletti, è realizzata dalla Cineteca Nazionale in collaborazione con Archivio delle Memorie Migranti, Asinitas Onlus, Bolero Film, Cinecittà Luce, CSC Productions, Eskimo, FactionFilms, Figli del Bronx, Filmalbatros, Ichnos Network Project, Il Labirinto, La Beffa Produzioni, La Sarraz Pictures, Medusa Film, Minerva Pictures, Movimento Film, Parthenos, Struggle Filmworks, Zalab, Zenit Arti Audiovisive.

I film in rassegna verranno proiettati al cinema Trevi in due parti.

La prima che si intitola La realtà dello schermo e si svolgerà tra il 21 e il 29 gennaio 2012 è dedicata alla finzione e presenta una carrellata retrospettiva dal 1980 al 2011 di molti dei lungometraggi italiani che hanno affrontato il tema degli stranieri in Italia.

La seconda che si intitola Lo schermo della realtà e si svolgerà tra il 14 e il 19 febbraio 2012, è dedicata al documentario, ed è più centrata sul presente, dal 2005 ad oggi, con film che riescono a portare ancor più in primo piano le mille storie degli stranieri e delle cosiddette seconde generazioni che vivono in Italia.

 sempre al cinema Trevi si terrà inoltre la tavola rotonda L’ITALIA SONO ANCH’IO: INVENTARE IL NOSTRO DOMANI alla quale interverranno:
L’Italia sono anch’io (Angela Spencer), Rete G2 (Queenia), Zalab, Giulio Cederna (Archivio delle Memorie Migranti), Leonardo De Franceschi (Cinemafrica/Università Roma Tre), Alessandra Guarino (Cinema di Migrazione), Filippo Miraglia (Arci), Vinicio Ongini (autore del libro “Noi domani”), Marco Turco, Giorgio Valente (Il Labirinto), Dagmawi Yimer. Modera Maria Coletti.

fonte www.romamultietnica.it

lunedì 23 gennaio 2012

la mia scuola

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-9e19bbe9-33c3-470b-bbc6-cda0faf43278.html

L'ORMONE DELL'AMORE

Ossitocina: l'ormone dell'amore

 
L’ossitocina è un ormone prodotto in una delle parti più antiche del cervello che viene rilasciato dall’ipofisi. Questo ormone, spesso chiamato “ormone dell’amore”, ci fa stare bene!
L’ossitocina viene prodotta in molteplici situazioni sociali: nel favorire il parto e l’allattamento, durante le dolci interazioni tra persone che si amano, nel preludio dell’atto sessuale e nell’orgasmo sia maschile che femminile.
Sembra che durante un orgasmo la presenza dell’ormone nel sangue sia presente in una quantità cinque volte superiore rispetto ai livelli normali. L’ormone, una volta liberato sprigiona i suoi effetti benefici: regola la temperatura corporea, controlla la pressione sanguigna, alza le difese immunitarie.
Ma, una delle cose più importanti è che l’ossitocina viene sprigionato, e fa da “collante”, nei legami affettivi che si instaurano tra le persone

CORPO E MENTE - LE AMICHE

la sessuologa inglese Simone Bienne ha dichiarto in un'intervista al quotidiano Daily mail che in un incontro fra donne si produce una quantità di ossitocina (l'ormone dell'affetto) pari a quella rilasciata durante un orgasmo...
vedi la rivista "sani e belli" n. 1 gennaio 2012

scuole multietniche

 Se vi va, collegatevi a questo link per vedere una realtà a Orte
simile alla scuola di Donato di Roma in cui le insegnanti hanno lavorato
molto bene, anche facendo uso delle fiabe che si tramandano da
diverse generazioni nelle varie culture. Facendo non solo un lavoro
di integrazione, ma soprattutto un lavoro utile per tutti.


     Risale al gennaio 2007, ma fa
     parte dell' archivio RAI e il regista, Pino Galeotti.

http://www.crash.rai.it/sito/scheda_puntata.asp?progid=510

sabato 21 gennaio 2012

identita umana

proverbio

il 20 gennaio è san sebastiano e il proverbio dice:
san sebastiano un'ora abbiamo....
dal 25 dicembre, festa del sole, al 20 gennaio abbiamo mezz'ora di luce la mattina e mezz'ora di luce la sera...stiamo uscendo dalle tenebre...

mercoledì 18 gennaio 2012

donna africana

ti segnalo questo video molto interessante su una donna africana centenaria che racconta anche i suoi sogni notturni oltre alla sua cultura:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-dd7c5254-9f26-4895-b912-1bb2555d124b.html -
su Rai.tv

Messaggio: vedi video

sterminio

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUaLSNcHD586dzR4Wxtbjx5ZJKQND-0j1F91H11bfEuTNv9Z34PEcyDrnSDXEVYxYhOp132jThCx8YmbVtajJ1AmAqhJcUFpKgxRa13gKlC3QwvSSCD1KlyiRdrpjcisKd1lOnDT6QJdg/s1600/mauthausen.jpg
Corriere della Sera 18.1.12
Voto in Senato, manicomi criminali verso la chiusura
Nuove strutture nelle regioni
di Margherita De Bac

www.segnalazioni.blogspot.com

per non dimenticare

Pietre di Inciampo. Un modo diverso e originale per ricordare

in: Ebraismo | Scritto da: Redazione
Con la prima pietra apposta oggi in via Urbana 2 – in memoria don Pietro Pappagallo, il sacerdote assassinato alle Fosse Ardeatine – prendono il via a Roma una lunga serie di cerimonie analoghe in memoria dei deportati razziali, politici e militari.
Si tratta di piccoli ma significativi gesti ideati dall’artista tedesco Gunter Demnig che inserisce nella pavimentazione urbana, di fronte ai luoghi della memoria (case private, istituzioni, luoghi pubblici, ecc.) dei sampietrini di tipo comune e di dimensioni standard (10×10), diversi per la superficie superiore, a livello stradale, perché di ottone lucente.
Su di essi sono incisi: nome e cognome del/lla deportato/a, età, data e luogo di deportazione e, quando nota, data di morte. Leggi tutto l’articolo

conferenze

Presentazione Calendario Interculturale 2012

  • data inizio: 19/01/2012
  • data fine: 19/01/2012
Giovedì 19 gennaio alle ore 17 presso il Museo nazionale d’arte orientale Giuseppe Tucci in Via Merulana, 248 Paola Gabrielli, presidente del Tavolo Interreligioso di Roma, presenta il Calendario Interculturale 2012 della Sinnos Editrice, dal titolo Racconti e sapori dal mare. Il tema di quest’anno è il mare, che porta con sé storie, persone, vita. Ma anche mare che, a volte, la vita la toglie. Un calendario pieno di festività delle tante diverse comunità che vivono in Italia, condito con 12 ricette di pesce che accompagneranno i 12 mesi.


Museo nazionale d’arte orientale Giuseppe Tucci
Via Merulana, 248- roma

fonte:romamultietnica.it

martedì 17 gennaio 2012

il giorno della memoria

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkaWiNiPpJCLPewzYXsJlGwSE9-aEzL4xsjxJyi3maxfN4yXW11DokAMcm084tJ83O8xA-jskamn2_lRoqYvYz_Z_cgfGFIzd-J7levK_QNtoP_7wUt4CrRy__ImmN48vJFXxtDAd5Zes/s1600/memoria-1.jpg

famiglia

l’Unità 17.1.12
Intervista a Colm Tòibin
«La famiglia? Un fardello da cui liberarsi»
Il popolare scrittore irlandese parla del suo nuovo libro: racconti ambientati a Dublino in cui l’istituzione familiare viene presentata nei suoi aspetti più critici. «Oggi crea alle persone più problemi che altro»
di Roberto Carnero

fonte:www.segnalazioni.blogspot.com

OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI

http://www.news-forumsalutementale.it/public/un-volto-un-nome1.JPG

STOP AGLI OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI

INVITO
GIOVEDI' 26 gennaio, a ROMA, incontro del Comitato promotore di stopOPG  "aperto a quanti vogliono dare il loro contributo" per l'abolizione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari
dalle ore 10 alle ore 16
presso il Centro Congressi di via dei Frentani , 4  --> VEDI INDICAZIONI STRADALI http://www.congressifrentani.it/index.php?pagina=5&lang=ita
All'ordine del giorno:
la presentazione della campagna  - che si svolge principalmente a livello regionale - “UN VOLTO UN NOME”, con i referenti di "stopOPG" di ogni regione.
una discussione, di tipo seminariale, sulla questione dell'"imputabilità" e in generale sugli aspetti normativ i (compreso l'emendamento OPG al Deceto Carceri approvato in Commissione Giusitizia al Senato presentato da "Ignazio Marino e altri senatori").
Oltre ai rappresentanti delle Associazioni componenti il Comitato promotore nazionale di stop OPG *
hanno assicurato il loro intervento: Luigi Benevelli, Peppe Dell'Acqua, Francesco Maisto, Sergio Moccia, Donatella Poretti, Franco Rotellie altri che aggiungeremo ...

Sono stati invitati a intervenire:
Ignazio Marino presidente della Commissione d'Inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del SSN e i Senatori componenti la commissione.
Il Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, il Ministro della Salute Renato Balduzzi, la Ministra della Giustizia Paola Severino Di Benedetto

Un caro saluto
p. stopOPG
Stefano Cecconi, Giovanna Del Giudice, Fabrizio Rossetti


*Il Comitato nazionale STOP OPG è formato da:
Forum Salute Mentale
Forum per il diritto alla Salute in Carcere
CGIL nazionale
FP CGIL nazionale
Antigone
Centro Basaglia (AR)
Conferenza permanente per la salute mentale nel mondo F. Basaglia
Coordinamento Garanti territoriali diritti dei detenuti
Fondazione Franco e Franca Basaglia
Forum Droghe
Psichiatria Democratica
Società della Ragione

UNASAM
Associazione “A buon diritto”
SOS Sanità
Cittadinanzattiva
Gruppo Abele
Gruppo Solidarietà
CNCA Coordinamento nazionale Comunità Accoglienza
Fondazione Zancan
Conferenza nazionale Volontariato Giustizia
Itaca Italia
CNND Coordinamento nazionale nuove droghe
ARCI
AUSER

proverbi

proverbio cinese:
un dolore condiviso si dimezza, una gioia condivisa si raddoppia

proverbio berbero:
i litigi in una coppia sono come i picchetti, più picchetti ci sono e più la tenda è stabile


venerdì 13 gennaio 2012

CAPODANNO CINESE A ROMA

LE CELEBRAZIONI

Capodanno cinese, la festa
al Corso e in piazza del Popolo

Inizia l'"Anno del Drago", il 14 gennaio un corteo di artisti, acrobati, maschere. La "danza del leone", le arti marziali, la lotteria e i fuochi d'artificio dal Pincio. La giornata sarà dedicata a Zhou e Joy, padre e figlia uccisi a Torpignattara

Il 14 gennaio iniziano a Roma i festeggiamenti per accogliere il nuovo Anno del Drago e celebrare la chiusura dell’Anno della cultura cinese in Italia. Il Capodanno è la più importante festa della tradizione cinese che cade quest’anno – secondo il calendario lunare –  il 23 gennaio 2012. In anticipo sull’inizio ufficiale, l’ambasciata cinese in Italia ha organizzato per sabato 14 gennaio un’importante manifestazione a Roma, in Via del Corso e in Piazza del Popolo, invitando molti artisti dalla Cina.

razzismo e malattia mentale

Agenzia Radicale 28.12.11
La percezione delirante sul migrante. Razzismo e malattia mentale
Intervista a Massimo Fagioli
di Flore Murard-Yovanovitch

MANIFESTAZIONE A ROMA CONTRO IL RAZZISMO

IL 14 GENNAIO TUTTI A ROMA
Con le sorelle e i fratelli profughi e tutti gli immigrati
Uniti e solidali contro ogni razzismo

h. 14.00 da piazza della repubblica

giovedì 12 gennaio 2012

fonte www.mauritania2.blogspot.com













http://www.routard.com/images_contenu/communaute/photos/publi/010/pt9721.jpg

PORTE AFRICANE DISEGNATE DALLE DONNE

http://farm3.static.flickr.com/2153/2187489162_2626b27a30.jpg?v=0

tempi di esculapio

a roma due templi di esculapio, uno a villa borghese sul laghetto e uno all'isola tiberina
azzurra

le ricette di esculapio

immagine di Esculapio
tratta dall'enciclopedia svedese
Nordisk familjebok - seconda edizione 1904/1926
da un'antica statua del Louvre di Parigi
Le ricette di Esculapio provengono dagli Asclepiei. Asclepieo, in greco Asklepiêion, era il nome dato ai vari santuari di Asclepio. Inizialmente l’Asclepieo fu una semplice fontana, o un pozzo, chiusa da un boschetto, che i malati attraversavano per avvicinarsi al luogo sacro e chiedere al dio la guarigione. Più tardi sorsero veri templi, contornati da portici, ospedali, abitazioni. Il malato era sottoposto a digiuni e lavacri purificatori, seguiti da un sacrificio propiziatorio; passava poi la notte nel tempio, dove aveva un sogno (spontaneo o provocato per suggestione), che il sacerdote, al mattino, interpretava, enunciando la diagnosi e la cura. Celebri Asclepiei sorgevano a Epidauro, a Coo, a Tricca, ad Atene e a Pergamo. Il santuario di Epidauro, oltre al tempio decorato dalle sculture di Timoteo, comprendeva importanti monumenti quali la thólos (edificio rotondo, spesso circondato da un colonnato e collegato a complessi sacri, dell'architettura greca del sec. IV aC) e il teatro.
Ma che cosa si otteneva in realtà negli Asclepiei, e per quali motivi? A giudicare dagli ex-voto che ci sono stati restituiti dagli scavi archeologici, si direbbe che si ottenevano veri e propri miracoli, i quali parrebbero confermati da una nutrita serie d’iscrizioni ritrovate soprattutto fra le rovine dell’Asclepieo di Epidauro: si tratta di tavolette di ringraziamento nelle quali si descrive la malattia, la cura suggerita dal dio e, naturalmente, la perfetta guarigione, per la quale si ringrazia Asclepio.
Ma non è tutto oro ciò che brilla: a una critica serrata le tavolette non reggono e si rivelano il frutto di un gusto celebrativo, incensatorio, sostanzialmente propagandistico, che non ha nulla a che vedere con la scienza o con il documento scientifico. Solo un aspetto ci basterebbe per farcene convinti: spesso le iscrizioni indicano la ricetta della pozione bevuta prima del sonno divinatorio, nonché la ricetta della medicina suggerita dal dio. Le prime eliminano ogni dubbio sulla natura né ipnotica né stupefacente né eccitante delle bevande somministrate ai pazienti. Le seconde testimoniano l’assoluta inefficacia dei preparati medicamentosi in relazione alla malattia che si vorrebbe spacciare per guarita da siffatti decotti, empiastri o unguenti.
Infatti anche nel caso delle ricette del secondo tipo non si tratta che di preparati dotati del normale potere evacuante o di nessuna efficacia in qualsiasi senso.
Con tali medicine, quindi, poco o nulla si poteva ottenere. Rimangono gli ex-voto a lasciarci nel dubbio, dubbio che difficilmente, tuttavia, i reperti archeologici potranno mai sciogliere.
Qualche cosa certamente si otteneva se si facevano degli ex-voto, ma è difficilmente credibile che i risultati fossero dovuti a una vera e propria efficacia del procedimento terapeutico. Prima di tutto una componente fortissima doveva essere senz’altro costituita dal fenomeno della suggestione, fosse essa autosuggestione o suggestione indotta tramite le pratiche preparatorie imposte dai sacerdoti e dai loro assistenti. ln secondo luogo, uno studio anche solo rapido della collocazione geografica dei più importanti Asclepiei e delle caratteristiche climatiche delle località nelle quali essi si innalzavano può spiegare molte cose.
Innanzitutto, infatti, osserviamo che gli Asclepiei erano normalmente costruiti in una zona riparata dai venti e quindi protetta contro i danni di un clima incostante; secondariamente, essi erano circondati da estesi boschi, per lo più di conifere e di piante aromatiche, il che conferiva all’aria una salubrità particolare; in terzo luogo, erano sempre costruiti in prossimità di una fonte, dalla quale (e recenti analisi chimiche hanno confermato l’ipotesi) uscivano acque minerali sul tipo delle molte ancor oggi in uso, oppure acque termali i cui poteri terapeutici l’antico empirismo doveva assai per tempo aver insegnato sia al medico sia al sacerdote. Infine, e questo è forse uno dei fattori più importanti, una dieta regolata sotto il controllo dei sacerdoti, e un’accurata igiene con bagni frequenti, abluzioni, esercizi ginnici e altre pratiche del genere, ben potevano, in parecchi casi, determinare una reazione salutare nel malato.
Ma assai più notevole fu il beneficio che gli Asclepiei recarono all’umanità e alla cultura sotto un altro aspetto e per un ben diverso motivo che non quello dei risultati che si potevano ottenere con le cure e i metodi terapeutici in essi praticati.
Già l’antica tradizione affermava che Ippocrate aveva formato il patrimonio della sua cultura medica studiando le iscrizioni votive conservate nei diversi templi di Apollo o di Asclepio distribuiti in tutta la Grecia, iscrizioni nelle quali egli, secondo gli antichi autori, avrebbe trovato praticamente un’infinita serie di casi clinici, corredati della descrizione dei loro sintomi, nonché dell’indicazione delle cure che avevano portato alla guarigione. Ciò avrebbe costituito un immenso patrimonio di conoscenze mediche, attingendo al quale Ippocrate avrebbe potuto raggiungere quella vastissima cultura, presupposto necessario alla formazione non solo della sua figura di medico e dei criteri fondamentali della sua attività, ma anche e soprattutto della sua completa e complessa concezione anatomofisiologica. Orbene, se una notizia del genere è annoverare solo fra i tanti aneddoti privi di fondamento di cui l’antica tradizione ha voluto arricchire e infiorare le pagine più nobili della sua storia, al di là dei limiti dell’aneddoto noi possiamo trovare un suggerimento di portata quanto mai singolare.
Intorno agli Asclepiei, e anche nell’interno di essi, fra i vari inservienti al seguito dei sacerdoti-medici si trovava un notevolissimo numero di medici pratici, ivi attirati dal fatto che l’afflusso spesso enorme di malati a questi templi forniva un materiale di osservazione e di indagine difficilmente reperibile, per numero e varietà, in altre località e in altre condizioni.
Si verificò, cioè, intorno agli Asclepiei, quello stesso fenomeno che secoli più tardi ritroveremo nel Medio Evo, durante il fiorire della cosiddetta “Medicina monastica” intorno ai monasteri, che costituivano la prima forma — sia pure ancora grezza e insufficiente — di ambulatori pubblici e, nello stesso tempo, dì ospedali: si riunirono gruppi di medici laici, i quali, organizzandosi più tardi in una scuola, crearono quei centri di studio che spesso raggiunsero e superarono in fama i più gloriosi monasteri, come fu — per citare l’esempio più notevole — il caso della “Scuola Salernitana”, che sorse nelle vicinanze di un monastero nel quale già da alcuni secoli, si può dire, i monaci esercitavano l’arte medica.
Altrettanto dovette certamente accadere intorno agli Asclepiei dell’antica Grecia. Fu così che, se da un lato poté nascere la favola intorno agli studi di Ippocrate, dall’altro gli Asclepiei contribuirono in misura davvero singolare allo sviluppo della medicina pratica, destinata ben presto a trovare in Ippocrate un genio, il quale non ebbe possibilità di confronto per parecchi secoli, e, nella sua teoria, una sistemazione organica, che seppe resistere quasi intatta per più di duemila anni.

mercoledì 11 gennaio 2012

CONCORSO PER I FIGLI DI MIGRANTI

Ultimo mese per il concorso Figli di tante patrie. Le seconde generazioni raccontano le prime

  • data inizio: 02/08/2011
  • data fine: 20/12/2011
Foto di Francesco Talarico Foto di Francesco Talarico Foto di Francesco Talarico
Roma multietnica del Servizio Intercultura delle Biblioteche di Roma, in collaborazione con l’agenzia di viaggi Avventure nel Mondo, ha indetto un concorso dedicato alle Seconde generazioni, che ha come oggetto la raccolta di brevi racconti inediti, video e fotografie.
Il concorso è rivolto ai figli di migranti (con almeno un genitore straniero), dai 14 ai 36 anni, nati o cresciuti in Italia, residenti o domiciliati a Roma e Provincia. Potranno dunque partecipare anche i ragazzi di 14 e 15 anni che ci hanno chiamato esprimendo il loro desiderio di essere coinvolti!
Figli di tante patrie intende promuovere e stimolare la creatività dei giovani che, attraverso la scrittura, la fotografia e il video, potranno offrire il loro unico e speciale punto di vista sulla propria famiglia d’origine.
La nuova scadenza del concorso è fissata in data 31 Gennaio 2012.

Il concorso sarà un’occasione per approfondire realtà umane e sociali differenti e variegate: identità sospese tra due generazioni, tra i mondi culturali degli adulti e quelli giovanili, tra i saperi e le memorie trasmesse e vissute. Un’occasione per riflettere sulle complesse relazioni familiari che si instaurano tra genitori “immigrati” e figli “italiani”, spesso ancora privi di diritti di cittadinanza, sui conflitti fecondi e sui reciproci arricchimenti.

I partecipanti potranno cimentarsi con la scrittura, la fotografia e il video per esprimere sentimenti ed emozioni, visioni e pensieri, scaturiti da autentiche esperienze di vita.

I primi classificati delle tre sezioni si aggiudicheranno in premio un Buono omaggio per un viaggio nel Bacino del Mediterraneo con l’agenzia Avventure nel mondo, sponsor ufficiale del Concorso.
Le migliori fotografie saranno esposte nel contesto di una mostra itinerante presso diverse biblioteche e presso l’Angolo dell’avventura dell’agenzia Avventure nel mondo.
I migliori video saranno proiettati in occasione delle mostre
I migliori racconti saranno pubblicati in un volume a cura dell’Istituzione Biblioteche di Roma.
I prodotti selezionati nelle tre sezioni del concorso troveranno spazio e divulgazione sul portale www.romamultietnica.it

Gli elaborati dovranno pervenire entro e non oltre le ore 12.00 del  31/01/2012 a:
Concorso Figli di tante patrie. Le seconde generazioni raccontano le prime.
Biblioteche di Roma - Via Zanardelli, 34 – 00186 Roma

Per informazioni e regolamento:
www.romamultietnica.it
info@romamultietnica.it  
tel. 06 45430264 – 251

cinema curdo

Festival del cinema curdo: Heviya Azadiye – Speranza di Libertà
Dal 12 al 16 gennaio presso il Nuovo Cinema Aquila, in via l'Aquila 68 si terrà la quarta Edizione della rassegna Heviya Azadiye – Speranza di Libertà, Festival del cinema curdo a Roma, un evento di grande intensità culturale, unico nel suo genere nel panorama nazionale. Un viaggio affascinante, poetico e struggente, alla scoperta della cultura, della vita, delle difficoltà del popolo curdo, attraverso una kermesse artistica di 5 giorni. Circa 30 i titoli in programmazione, tra film, lungo e cortometraggi e documentari d’autore, provenienti da 10 Paesi; un programma ricco di incontri, dibattiti con ospiti illustri del panorama culturale e politico nazionale ed internazionale; un evento speciale dedicato alle scuole del territorio, con film d’animazione e documentari appositamente selezionati.
fonte_www.romamultietnica.it

CONCORSO PER FIGLI DI MIGRANTI

Ultimo mese per il concorso Figli di tante patrie. Le seconde generazioni raccontano le prime

  • data inizio: 02/08/2011
  • data fine: 20/12/2011
Foto di Francesco Talarico Foto di Francesco Talarico Foto di Francesco Talarico
Roma multietnica del Servizio Intercultura delle Biblioteche di Roma, in collaborazione con l’agenzia di viaggi Avventure nel Mondo, ha indetto un concorso dedicato alle Seconde generazioni, che ha come oggetto la raccolta di brevi racconti inediti, video e fotografie.
Il concorso è rivolto ai figli di migranti (con almeno un genitore straniero), dai 14 ai 36 anni, nati o cresciuti in Italia, residenti o domiciliati a Roma e Provincia. Potranno dunque partecipare anche i ragazzi di 14 e 15 anni che ci hanno chiamato esprimendo il loro desiderio di essere coinvolti!
Figli di tante patrie intende promuovere e stimolare la creatività dei giovani che, attraverso la scrittura, la fotografia e il video, potranno offrire il loro unico e speciale punto di vista sulla propria famiglia d’origine.
La nuova scadenza del concorso è fissata in data 31 Gennaio 2012.

Il concorso sarà un’occasione per approfondire realtà umane e sociali differenti e variegate: identità sospese tra due generazioni, tra i mondi culturali degli adulti e quelli giovanili, tra i saperi e le memorie trasmesse e vissute. Un’occasione per riflettere sulle complesse relazioni familiari che si instaurano tra genitori “immigrati” e figli “italiani”, spesso ancora privi di diritti di cittadinanza, sui conflitti fecondi e sui reciproci arricchimenti.

I partecipanti potranno cimentarsi con la scrittura, la fotografia e il video per esprimere sentimenti ed emozioni, visioni e pensieri, scaturiti da autentiche esperienze di vita.

I primi classificati delle tre sezioni si aggiudicheranno in premio un Buono omaggio per un viaggio nel Bacino del Mediterraneo con l’agenzia Avventure nel mondo, sponsor ufficiale del Concorso.
Le migliori fotografie saranno esposte nel contesto di una mostra itinerante presso diverse biblioteche e presso l’Angolo dell’avventura dell’agenzia Avventure nel mondo.
I migliori video saranno proiettati in occasione delle mostre
I migliori racconti saranno pubblicati in un volume a cura dell’Istituzione Biblioteche di Roma.
I prodotti selezionati nelle tre sezioni del concorso troveranno spazio e divulgazione sul portale www.romamultietnica.it

Gli elaborati dovranno pervenire entro e non oltre le ore 12.00 del  31/01/2012 a:
Concorso Figli di tante patrie. Le seconde generazioni raccontano le prime.
Biblioteche di Roma - Via Zanardelli, 34 – 00186 Roma

Per informazioni e regolamento:
www.romamultietnica.it
info@romamultietnica.it  
tel. 06 45430264 – 251

martedì 10 gennaio 2012

IO SONO LI TRAILER

IO SONO LI' PER DIRE NO ALLA VIOLENZA

oggi a Roma fiaccolate e una proiezione speciale di Io sono Li per dire no alla violenza

oggi 10 gennaio, Roma si fermerà per ricordare Joy e Zhou Zeng, le due vittime dell’orribile omicidio avvenuto nel quartiere di Torpignattara mercoledì scorso, proprio a pochi passi dai luoghi dove sono state girate le prime scene di Io sono Li. Invitiamo tutti a partecipare alla fiaccolata che partirà alle 17 da Piazza della Marranella a Torpignattara, per poi congiungersi durante il percorso con una seconda fiaccolata, organizzata dalle comunità cinesi, il cui inizio è previsto alle ore 15 a Piazza Vittorio. Subito dopo, alle 19.30 al Nuovo Cinema Aquila vi sarà una Proiezione speciale gratuita di IO SONO LI (in collaborazione con JoleFilm, Parthenos, Associna  e ZaLab). Un necessario momento di dolore, dignità e incontro con cui la società civile vuole condannare la violenza e rispondere ad essa mobilitando le forze più sane della comunità multietnica che popola Roma e in particolare i quartieri come Torpignattara. Leggi qui la lettera di Andrea Segre dedicata a questa giornata.

lunedì 9 gennaio 2012

LONDRA RAZZISTA







La Stampa 9.1.12
Viaggio nella Londra razzista dove i neri non trovano giustizia
La capitale è sempre più multietnica ma le differenze sociali sono più profonde
di Andrea Malaguti

su spogli
www.segnalazioni.blogspot.com

domenica 8 gennaio 2012

adriano celentano

adriano celentano ha compiuto 74 anni!complimenti è sempre in forma...
 http://www.mondomusicablog.com/wp-content/uploads/2011/12/Adriano-Celentano-doppio-disco-di-platino-per-Facciamo-finta-che-sia-vero1.jpg?9d7bd4

gli estremismi sono violenza







Corriere della Sera 2.1.12
Gli estremisti religiosi si sentono minacciati dalla secolarizzazione e cercano di imporre il loro stile di vita
In piazza come nei lager nazisti, choc in Israele
Alla manifestazione degli ultraortodossi anche i bimbi con le divise a strisce
di Elisabetta Rosaspina
qui
http://www.segnalazioni.blogspot.com/

sabato 7 gennaio 2012

LA LINGUA ITALIANA

150 - Le parole che hanno fatto l’Italia

Dante Alighieri, padre della lingua italiana?

Un’inchiesta alle radici della secolare “questione”
venerdì 6 gennaio 2012 di Noemi Ghetti
Al bivio dello Stilnovismo, lo scontro sulla natura dell’amore e l’origine della poesia con Guido Cavalcanti, maestro e “primo amico”.
Come la “pantera profumata”, la lingua volgare nata in Sicilia dalla rivolta di Federico II alla cultura ecclesiastica, adottata in Toscana dopo la sconfitta ghibellina, fu addomesticata, cresciuta e legittimata dal Sommo Poeta.
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S. Botticelli, Dante
Che il latino – al pari delle altre lingue romanze, dette appunto neolatine – sia la lingua madre dell’italiano e che Dante ne sia il padre è un’affermazione universalmente accettata, e tanto consolidata da apparire indiscutibile. La lingua è certamente l’elemento di più sicura identità per la fisionomia storica dell’Italia, e la “repubblica delle lettere” precede di almeno cinque secoli la nascita dello Stato italiano. In effetti circa il 90% delle parole del moderno vocabolario, come afferma il linguista Tullio De Mauro, è già presente nella Commedia. [1]
Eppure il centocinquantesimo anniversario dell’Unità e la delicata crisi in cui si sono svolte le celebrazioni ci stimolano ad ampliare e, se possibile, ad approfondire un tema meritevole di ulteriori ricerche. È infatti appena il caso di ricordare come la tormentata “questione della lingua” abbia accompagnato la storia della letteratura italiana dalle origini, con implicazioni culturali e politiche rilevanti e dunque con toni spesso assai accesi. E come da una rapida rassegna dei numerosi saggi usciti in questa occasione emerga che, anche a prescindere dalle rivendicazioni autonomiste e dal revisionismo storico degli ultimi anni, essa sia tutt’altro che risolta.
Qui vogliamo solo interrogarci e aggiungere qualche spunto di riflessione nuovo, e forse un po’ irriverente, sul tema della paternità e, conseguentemente, della maternità dell’italiano. La ricerca ci chiederà di risalire fino alla favolosa età della Rinascita dopo l’anno Mille, quando in diverse parti d’Europa intrepidi poeti, volte le spalle al latino della cultura ecclesiastica, iniziarono a cantare l’amore per la donna dando origine alle lingue moderne.

«Una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue, di cor»

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G. Molteni, Manzoni
Il programma, efficacemente sintetizzato da Alessandro Manzoni in questi versi dell’ode patriottica Marzo 1821, raccoglieva all’epoca dei primi moti risorgimentali l’eredità di una lunga serie di scrittori che sulle orme di Dante, da Petrarca attraverso Machiavelli fino a Foscolo e Leopardi, avevano parlato di Italia come di un’entità ben identificabile dal punto di vista linguistico-culturale. Intellettuale di formazione illuminista e cosmopolita, convertitosi nel 1810 alla fede e ai programmi del romanticismo nazionale moderato e cattolico, lo scrittore lombardo proprio in quegli anni si apprestava a «sciacquare i panni in Arno» per fornire agli italiani il romanzo che, assieme al Poema sacro, avrebbe costituito per generazioni di studenti il cardine di una formazione linguistica ed ideologica impostata sui solidi principi morali della borghesia conservatrice. E poiché, come scriveva Massimo d’Azeglio, marchese piemontese protagonista del processo di unificazione, una volta fatta l’Italia restavano da fare gli italiani, la messa a punto di una lingua nazionale fu subito riconosciuta come il fondamento della strategia scolastica neounitaria.
Così la lungimirante scelta di Manzoni di procedere ad una minuziosa revisione linguistica della edizione già toscanizzata dei Promessi sposi del 1827, adottando per l’edizione definitiva del 1840 il linguaggio vivo dei fiorentini colti, diventò programma socio-culturale. Nella relazione Dell’unità della lingua su incarico del ministro dell’istruzione Broglio l’anziano scrittore nel 1868 propose mezzi e modi per unificare verticalmente, attraverso l’adozione di un unico vocabolario, la lingua «in tutti gli ordini del popolo». E, aggiungiamo, anche orizzontalmente in tutte le lontane regioni della nostra “troppo lunga” penisola, come già gli Arabi, insediati in Sicilia per quasi tre secoli, l’avevano definita. [2]
Sarebbe ora troppo lungo ripercorrere, risalendo all’indietro nei secoli, le tappe della pur interessantissima questione della lingua, domandandoci ad esempio perché i modelli di Boccaccio e di Petrarca proposti dal Bembo [3], nonostante la straordinaria diffusione europea del Decameron e del Canzoniere – certo superiore a quella della Commedia – e nonostante gli oltre tre secoli di petrarchismo, non abbiano in fondo mai posto in discussione il dogma della paternità dantesca della nostra lingua. Un primato che non è ovviamente solo cronologico, ma che è innanzitutto dovuto al valore paradigmatico assoluto, che nella Commedia diventa profetico, che il poeta volle imprimere di volta in volta alle proprie scelte artistiche e più estesamente umane.
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G. Vasari, Sei poeti toscani: Dante, Petrarca, Boccaccio, Cavalcanti...

Dalla “pantera profumata” dei siciliani al vulgare illustre della “Commedia”

Preferiamo volgerci con Dante alle origini, a quel periodo lungo diversi decenni in cui il volgare era già nato, seguendo il poeta nella caccia della “pantera profumata”, la metafora con cui designa la lingua della poesia d’amore inaugurata all’inizio del Duecento dai Poeti siciliani. Nel De vulgari eloquentia infatti, quando agli inizi del Trecento traccia il geniale profilo storico-geografico delle origini del vulgare illustre, Dante scrive:
«Tutto quanto gli Italiani producono in fatto di poesia si chiama siciliano [...] tutto quanto, al tempo loro [di Federico II e di Manfredi] i migliori spiriti italici riuscivano a fare, veniva primamente alla luce presso la corte di sì nobili sovrani. E poiché trono del regno era la Sicilia, è avvenuto che, ogni cosa i nostri maggiori producessero in volgare, si chiami siciliana; nome che anche noi manteniamo e che i posteri non potranno mutare.»
De vulgari eloquentia, I, XII
Come l’Alighieri testimonia nella preziosa rassegna del trattatello, nel Duecento la gamma degli idiomi volgari parlati dalla Sicilia al Veneto è assai variegata, ma nessuno di essi corrisponde esattamente alla lingua letteraria dei poeti d’amore del Duecento, inafferrabile preda la cui presenza si avverte solo dall’alito profumato, ma che non abita in nessun luogo specifico. E soprattutto nessuno di essi possiede i requisiti che il poeta ritiene indispensabili per una lingua che intenda essere adeguata a trattare anche gli alti temi morali, filosofici e teologici del Poema, che contemporaneamente egli stava componendo. Così, giunto alla seconda parte del De vulgari eloquentia, il poeta abbandona la ricerca della perturbante fiera esotica, volgendosi a un metodo di indagine detto rationabilior, “più razionale”.
Un volgare illustre, cardinale, aulicum et curiale: questi sono per Dante gli attributi che costituiranno la superiorità della lingua che intende reinventare: l’ultimo in particolare è ritenuto “il più eccellente”, perché usato dai doctores illustres di tutta Italia. E Machiavelli nel suo Discorso intorno alla nostra lingua (1525) ci soccorre, chiarendo non senza una vena polemica che con l’aggettivo “curiale” Dante senza dubbio «vuol dire una lingua parlata da gl’uomini di corte del papa, dai duchi i quali, per essere uomini litterati, parlano meglio che non si parla nelle terre particolari d’Italia».
Di fatto il De vulgari eloquentia, rivolto agli uomini di alta cultura, è significativamente scritto in latino. Scelta in verità sorprendente per un poeta che aveva svolto la sua formazione sotto il magistero stilnovista di Guido Cavalcanti, la cui «ostilità stilistica al latino», come osserva Gianfranco Contini, «almeno in veste di totale estraneità, è flagrante». [4]
Ma all’epoca della stesura del trattato (ca. 1304) era trascorso più di un decennio, e molti eventi drammatici si erano verificati da quando, raccogliendo nella Vita nuova alcune delle poesie giovanili scritte negli anni del sodalizio cavalcantiano e commentandole alla luce del “nuovo pensiero” religioso, Dante aveva tuttavia riconosciuto che il volgare era nato come lingua esclusiva della poesia d’amore:
«E lo primo che cominciò a dire sì come poeta volgare, si mosse però che volle fare intendere le sue parole a donna, a la quale era malagevole d’intendere li versi latini. E questa è contra coloro che rimano sopra altra matera che amorosa, con ciò sia cosa che cotale modo di parlare fosse dal principio trovato per dire d’amore.»
Vita nuova, cap. XXV
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S. Botticelli, Dante e Beatrice nel cielo di Mercurio
E poche pagine dopo aveva dichiarato che il suo intendimento iniziale era stato appunto di scrivere la Vita nuova solo in volgare, aggiungendo «e simile intenzione so ch’ebbe questo mio amico a cui ciò io scrivo, cioè ch’io li scrivessi solamente volgare» (cap. XXX).
La piena sintonia con Guido Cavalcanti, dedicatario del libricino, è tuttavia contestualmente negata, perché il commento allegorico delle poesie d’amore scelte per edificare il romanzo teologico è, a ben vedere, infarcito di latino. Le personificazioni di Amore e degli spiriti parlano in latino, e il racconto allegorico della vita e della morte di Beatrice è contrappuntato di citazioni testuali – latine e tradotte in volgare – dalle Sacre Scritture, dai mistici e dai Dottori della Chiesa, in cui la «benedetta» via via assume, come in un’agiografia francescana, il valore esemplare di uno speculum Christi.

Dall’amore passione carnale all’amore spirituale cristiano

Eppure il volgare era nato in Sicilia dal disegno politico laico di Federico II, imperatore svevo più volte scomunicato e geniale promotore della Scuola siciliana, in opposizione al latino della Chiesa romana.
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Federico II e Jolanda di Brienne, ultima erede al trono di Gerusalemme
La nuova lingua, che indagava sull’amore con gli strumenti offerti dall’ottica, dalla fisiologia e della psicologia degli Arabi, nasceva lontano dalla Curia papale, nella grande isola al centro del Mediterraneo che nei secoli aveva visto avvicendarsi Fenici, Greci, Arabi, ed era coltivata dai funzionari di una Corte in cui l’arabo era ancora parlato correntemente. Il latino, portato nell’isola dai Romani dalla fine del III secolo a.C., non era che uno degli elementi della koiné, e certo non il più influente, riassorbito nel variegato tessuto linguistico, che aveva ad esempio prodotto una grande letteratura in lingua greca.
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Avveroè
L’arrivo in Europa di opere di Aristotele del tutto sconosciute, per la mediazione degli Arabi di Andalusia, aveva aperto alla conoscenza della realtà umana naturale nuovi orizzonti. In particolare il commento al De anima di Aristotele del medico e filosofo andaluso Averroè, tradotto in latino su incarico di Federico II e diffuso nelle università europee, da Parigi a Napoli e Bologna, aveva contribuito non poco alla nascita di quella poesia che si interrogava sulla natura dell’amore e sull’origine della fantasia poetica, collocando al centro di una rivoluzionaria cosmologia la donna, intorno a cui il cuore gentile innamorato ruota, come gli angeli ruotano intorno a Dio nella cosmologia tomistica. [5]
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Catari al rogo
Mortalità dell’anima, eternità del mondo, possibilità di perfetta conoscenza senza l’illuminazione della fede, idea di sviluppo dell’identità umana nella dialettica amorosa, origine tutta terrena dell’ispirazione poetica e dei sogni erano le fondamentali tra le proposizioni dell’averroismo latino, che nel 1277 furono condannate come eretiche, insieme alle dottrine d’amore di Andrea Cappellano, da cui aveva preso le mosse la lirica dei trovatori di Provenza. La feroce crociata contro i Catari, l’istituzione dell’Inquisizione, i processi e i roghi degli eretici, la dispersione della civiltà dei trovatori, la sconfitta del partito ghibellino nella battaglia di Benevento (1266), la scomunica e la condanna a morte dei filosofi averroisti parigini concorsero a determinare una crisi profonda dei fermenti di umanesimo da cui era percorsa la Rinascita. La ferrea sintesi di aristotelismo e cristianesimo operata da Tommaso d’Aquino provvide infine a ricondurre nel terreno dell’ortodossia ogni libertà di pensiero.
La crisi religiosa di cui parla la Vita nuova coincide con il triennio di frequentazione intensiva delle scuole dei domenicani e dei francescani ricordato da Dante stesso. Guido Cavalcanti, tradito dall’amico nelle scelte filosofiche e poetico-linguistiche, fu chiamato in causa come dedicatario del libro e garante di scelte che certo non condivideva. Non gli risparmiò le sue critiche in alcuni sonetti famosi, in cui lo accusava di mancanza di coraggio intellettuale, e perfino di disonestà. Infine rispose alla svolta spirituale di Dante con la canzone Donna me prega, superbo manifesto conclusivo della teoria dell’amore passione carnale e irrazionale tra uomo e donna, fonte di identità umana e fantasia poetica, ma anche di sanguinosi drammi che solo un cuore nobile può sostenere, che aveva animato tutta la poesia delle origini: [6]
Donna me prega, – per ch’eo voglio dire
d’un accidente – che sovente è fero
ed è sì altero – ch’è chiamato amore
sì chi lo nega – possa’l ver sentire!
I dieci anni di silenzio letterario che seguirono la Vita nuova e la risposta di Cavalcanti videro un crescendo di drammatici scontri politici, che culminarono il 24 giugno del 1300 con il bando di Guido Cavalcanti da Firenze, firmato da Dante in qualità di priore. Il bando fu revocato, nonostante il parere contrario di Dante, per le condizioni di salute di Cavalcanti, infermatosi gravemente di malaria. Il poeta rientrò a Firenze giusto in tempo per morire, poco più che quarantenne, alla fine di agosto. La memoria dell’amico accompagnò Dante come un’ombra in tutti gli anni che seguirono, attraverso tutte sue le opere, fino agli ultimi canti del Paradiso, «alter ego non più “il primo dei suoi amici”, ma certo ancora maestro da esorcizzare, con cui egli tenta di fare i conti fino alla fine del suo viaggio». [7] Una rilettura attenta in questa chiave lo ha ampiamente dimostrato.
Il Convivio segna il passaggio da Beatrice, emblema della grazia illuminante, alla “donna gentile”, allegoria della filosofia, in cui il poeta si propone di commentare quattordici canzoni, scritte in precedenza, alla luce dell’aristotelismo radicale assimilato nelle scuole religiose dai maestri della Scolastica, Alberto Magno e Tommaso d’Aquino. Dalla dottrina d’amore della Vita nuova, incardinata sull’evento chiave della morte che trasforma Beatrice in figura di Cristo, all’amore razionale e alla filosofia morale, che presuppone l’uso della ragione in funzione della fede. La scrittura «temperata e virile», quanto quella del romanzo giovanile era «fervida e passionata», deve innanzitutto «stornare l’infamia di tanta passione avere seguita». E il lavoro procede, soprattutto, attraverso una sistematica e capillare opera di risemantizzazione del lessico della poesia d’amore, in trasparente anche se mai diretta polemica con le idee sulla realtà umana dell’averroismo e con la poesia dell’amore irrazionale di Guido Cavalcanti.

Il “dittatore” Amore e la latinizzazione del volgare

Così ha tolto l’uno a l’altro Guido
la gloria de la lingua; e forse è nato
chi l’uno e l’altro caccerà del nido.
Purg., XI, 96-99
Dante persegue il fine di conquistare “la gloria della lingua” strappandola ai due Guidi, Guinizzelli e Cavalcanti. Così “amore” è soltanto quello di Dio e per Dio, “desiderio” è quello degli angeli per Dio, causa del moto delle sfere celesti, e quello della creatura che vuole tornare al suo creatore. Il “desiderio” della vera vita, quella eterna, apre la strada a mostruosità semantiche come il “desiderio” di morte, mentre il desiderio d’amore dell’anima sensitiva è degradato ad “appetito” bestiale, che riconduce al canale alimentare la dialettica amorosa che siciliani e stilnovisti avevano studiato come una dinamica degli occhi e del cuore. “Mente” indica la ragione spirituale e immortale, non è più l’anima sensitiva mortale degli averroisti, “fantasia” è la parte più alta della ragione, quella che arriva fino alla soglia della visione di Dio, per cedere il passo all’estasi mistica. “Spiriti” non sono più le facoltà e le capacità del corpo, in bilico come per i pensatori arabi e in Cavalcanti tra fisiologia e psicologia: un solo “spirito” resiste in Dante, quello razionale. Le parole della lirica d’amore sono ad una ad una riusate con intento correttivo. Il commento ad Amor che ne la mente mi ragiona è una meticolosa confutazione della dottrina d’amore di Donna me prega, nel quale la filosofia ammette di essere non tanto la figlia prediletta di Dio, quanto l’ancella della teologia.
Il Convivio si interrompe al Quarto trattato, con la visione cristiana della storia universale e romana. Dante ritorna alla poesia raccogliendo il testimone della missione profetica di Roma annunciata nell’Eneide da Virgilio, considerato il punto più alto di sviluppo a cui era pervenuto il mondo greco-romano prima della rivelazione.
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Dante e Virgilio
La scelta di Virgilio come guida spirituale e artistica della Commedia significa l’abbandono definitivo dell’opzione cavalcantiana del volgare come lingua della poesia: «Tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore; / tu se’ solo colui da cu’ io tolsi lo bello stilo / che m’ ha fatto onore». In quel “tu se’ solo” è condensato tutto il dramma della cancellazione di Guido, scomparso nell’angolo morto dell’estate del 1300, dopo la Pasqua di resurrezione in cui è collocato il viaggio del Poema sacro, ma prima della sua composizione. Oscuro dramma di cui rimane traccia nell’ambiguo e in qualche modo feroce incontro di Dante con il padre di Guido, Cavalcante Cavalcanti, nel cerchio degli eretici (Inf., X), e nel naufragio di Ulisse, punizione divina per la folle presunzione di una conoscenza non illuminata dalla fede (Inf., XXVI)
Amore cristiano e teologia: la diffusa reputazione medievale di Virgilio come profeta del cristianesimo apre la strada alla massiccia immissione nella Commedia di termini e costrutti presi di peso dalle Sacre scritture e dagli scrittori cristiani. Da Agostino a Tommaso, dai mistici vittorini ai filosofi dell’aristotelismo radicale, interi passi dottrinali sono la trasposizione in terzine di passi latini tradotti in volgare. L’ispirazione, per il loro tramite, viene dal cielo:
E io a lui: «I’ mi son un che, quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch’e’ ditta dentro vo significando.»
Purg., XXIV, 52-54
Novello Adamo, al tramonto della latinità Dante dà il nome alle cose su ispirazione del “dittatore” divino, con l’ambizione dichiarata di ricreare nei suoi versi la lingua adamitica universale che fu la prima, e di salvare se stesso e l’umanità dalla “selva oscura” della frammentazione e dalla perdizione.

Una postilla

Infine un’ultima domanda. In molte commemorazioni ritorna il tema della paternità, e come dicevamo all’inizio dobbiamo ritenerci tutti figli, linguisticamente beninteso, di Dante. Ma certo un pensiero sorge spontaneo: se si fa eccezione per il tedesco moderno, la cui paternità è spesso attribuita alla traduzione della Bibbia di Lutero, non vengono alla mente altre lingue che riconoscano come padre un solo autore, meno che meno un poeta, per quanto grandissimo. Omero non è il padre della lingua greca, Shakespeare non è il padre della lingua inglese, Goethe non è il padre della lingua tedesca. La Commedia sarebbe allora da considerarsi come una sorta di testo sacro della nostra lingua, e avrebbe il valore morale ed esemplare che, ad esempio, le Confessioni di Agostino e la Vulgata di Girolamo ebbero per il latino medievale della Chiesa.
Ci sono certamente nella storia scrittori più grandi, poeti più geniali, e lingue che hanno avuto maggiore diffusione e durata di altre. Ma padre della lingua, lingua madre, madrelingua, lingua materna sono lemmi ambigui che applicano alla linguistica, mi sia perdonata l’espressione, la mentalità patriarcale e la terminologia positivista della genetica. Il grande linguista Giovanni Semerano ci ha insegnato che l’indoeuropeo, ipotetica lingua madre del greco e del latino, non è mai esistito, è un’invenzione della linguistica ottocentesca, e ha dimostrato che greco e latino hanno invece larghi debiti nei confronti delle lingue semitiche del Vicino Oriente. [8]
Ogni uomo, quando si fa poeta, «reinventa la propria lingua nell’istante stesso in cui si trova non dico a scrivere, ma a “tracciare”, a scalfire il foglio più che con la piena coscienza di quello che sta facendo, con la sensazione di non poter sfuggire a una necessità» dichiarava Andrea Zanzotto in un’intervista. [9]
Il monogenismo della Bibbia si rispecchia nei miti complementari della lingua adamitica ispirata da Dio padre al padre Adamo e della frammentazione delle lingue, punizione divina per la superbia umana della torre di Babele, rivelando forse l’angoscia che il plurilinguismo, al pari del poligenismo immaginato da Giordano Bruno, possa veicolare il pensiero che la creatività non è esclusiva di nessuno, individuo o popolo che sia, e neppure un attributo o un dono divino.
Noemi Ghetti
Noemi Ghetti, laureata in lettere classiche all’Università di Padova con una tesi in storia greca, ha compiuto studi filosofici all’Università di Firenze, città dove ha esercitato una lunga attività di insegnamento nei licei. Attualmente vive a Roma.
È autrice di opere di critica letteraria e di narrativa storico-letteraria, di trasposizioni di classici per readings e drammi musicali. Ha pubblicato "Il principe diabolico. La storia di Niccolò Machiavelli" (1997) e "Storie di eroi greci e romani. Dalle “Vite parallele” di Plutarco" (2011, 3 ed.) per le Nuove Edizioni Romane.
Collabora regolarmente con giornali e riviste scientifiche. Tra i suoi saggi: "Un popolo antichissimo, simile a nessun altro per modo di vivere e per lingua. Il mistero etrusco" (1999); "Nárkissos-nárke. Una ricerca etimologica in margine al narcisismo" (2004) e, con L. Esposito, "Realtà umana d’artisti. Una ricerca su Leonardo e Michelangelo" (2008), pubblicati sulla rivista “Il sogno della farfalla”.
Nel gennaio 2011 ha pubblicato "L’ombra di Cavalcanti e Dante" per L’Asino d’oro Edizioni (ristampato ad aprile).
Il 20 giugno 2011 al Teatro Nazionale dell’Opera di Tirana è stato rappresentato in prima assoluta "Kaspar Hauser", dramma musicale di cui ha scritto il libretto originale, ispirato al celebre memoriale di Anselm von Feuerbach, per le musiche di Francesco Venerucci.
[1] Cfr. Grande Dizionario Italiano dell’Uso, a cura di T. De Mauro, Utet, Torino 1999-2007, 6 vol., con CD ROM, e l’intervista allo stesso di N. Ajello, Parliamo come Dante, in “la Repubblica”, 19 ottobre 1999.
[2] G. Ruffolo, Un paese troppo lungo, Einaudi, Torino 2011.
[3] Pietro Bembo, Prose della volgar lingua, Tacuino, Venezia 1525.
[4] G. Contini, Cavalcanti in Dante, in Un’idea di Dante, Einaudi, Torino 1970.
[5] Cfr. la celebre canzone dottrinale di Guido Guinizzelli Al cor gentil rempaira sempre amore (Poesie, IV).
[6] La sanguinosa dialettica sulla natura dell’amore e della fantasia poetica tra Dante e il “primo amico” è ricostruita, dai presupposti culturali remoti alle tappe dello scontro letterario, nel mio saggio L’ombra di Cavalcanti e Dante, L’Asino d’oro edizioni, Roma 2011, con un’antologia dei testi poetici essenziali qui citati.
[7] Ivi, Premessa di R. Antonelli, pag. 7.
[8] G. Semerano, L’invenzione dell’indoeuropeo, Bruno Mondadori, Milano 2005; id., L’infinito: un equivoco millenario, Bruno Mondadori, Milano 2001; id., Le origini della cultura europea, vol. I, Rivelazioni della linguistica storica, Olschki, Firenze 1984.
[9] “Un parlar fondo come un basar”, intervista rilasciatami per il settimanale Left, 35/2006.


venerdì 6 gennaio 2012

la speranza africana

uomo-donna

Repubblica 5.1.12
Sono quindici le vere differenze tra uomo e donna
Uno studio italiano uscito su "Public Library of Sciences" mostra che lo scarto fra i sessi esiste Condotto su un campione di 10 mila persone ne descrive le caratteristiche della personalità
La maggiore discrepanza riguarda sensibilità, calore e apprensione
di Elena Dusi