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Fosco Maraini (
Firenze,
15 novembre 1912 –
8 giugno 2004) è stato un
etnologo,
orientalista,
alpinista,
fotografo,
scrittore e
poeta italiano.
I componenti della spedizione al Gasherbrum IV del 1958. Fosco Maraini è il primo in piedi a destra
Nacque il
15 novembre 1912 dallo
scultore Antonio Maraini (
1886-
1963), di antica
famiglia ticinese, e dalla scrittrice
Yoï Crosse (
1877-
1944), di padre
inglese e madre
ungherese di origine
polacca.
Bilingue italo-inglese fin dalla nascita, crebbe e si formò nell'ambiente intellettualmente vivace proprio del suo
nucleo familiare e della Firenze degli
anni 1920 -
1930. Nel
1934, spinto dalla sua immensa curiosità nei confronti dell'Oriente, si imbarcò sulla nave
Amerigo Vespucci come insegnante di inglese, visitando l'
Africa del Nord e l'
Anatolia. Nel
1935 sposò la pittrice siciliana
Topazia (n.
1913), dell'antica famiglia
Alliata di Salaparuta,
principi di Villafranca, da cui ebbe le tre figlie
Dacia (
Fiesole,
1936),
Yuki (
Sapporo,
1939 -
Rieti,
1995) e
Toni (
Tokyo,
1941).
Maraini si laureò in Scienze Naturali e Antropologiche all'
Università degli Studi di Firenze. Nel
1937 raggiunse l'orientalista
maceratese Giuseppe Tucci, che conosceva assai bene
sanscrito,
tibetano,
hindi,
nepali,
bengali e altre lingue asiatiche, in una spedizione in
Tibet, alla quale ne sarebbe seguita un'altra undici anni più tardi, nel
1948. Da tale esperienza scaturì la grande passione che lo portò a dedicarsi allo studio delle culture e dell'etnologia orientale e a scrivere
Segreto Tibet.
Prima della
seconda guerra mondiale, Maraini si trasferì in
Giappone, dapprima nel
Hokkaidō, a
Sapporo, e poi nel
Kansai e a
Kyōto, come
lettore di lingua italiana per la celebre
università locale. L'
8 settembre 1943 si trovava a
Tokyo e rifiutò, assieme alla moglie, di aderire alla
Repubblica di Salò. Venne quindi internato in un
campo di concentramento a
Nagoya con tutta la sua famiglia. Durante la prigionia compì un gesto d'alto significato simbolico per la cultura giapponese: alla presenza dei comandanti del campo di concentramento si tagliò il mignolo della mano sinistra con una scure. Non ottenne la libertà, ma una capretta ed un orticello permisero alla famiglia Maraini di sopravvivere. Finita la guerra tornò in Italia, per poi ripartire verso nuove mete quali il
Tibet,
Gerusalemme, il
Giappone e la
Corea.
Mappa di
Kyoto, da
Meeting with Japan di Fosco Maraini, p. 204
Conosciuto per i suoi numerosi lavori fotografici in Tibet e in Giappone, Maraini fotografò le catene del
Karakorum e dell'
Hindu Kush, l'
Asia centrale e l'Italia in generale; fu insegnante di lingua e letteratura giapponese all'
Università di Firenze e uno dei massimi esperti di cultura delle popolazioni
Ainu del Nord del Giappone.
Maraini si cimentò anche nella composizione poetica, utilizzando la tecnica da lui definita
metasemantica, di cui è un esempio l'opera
Gnosi delle fànfole.
Noto anche come
alpinista, svolse la sua attività principalmente nelle
Dolomiti, dove compì le sue prime ascensioni con
Emilio Comici,
Tita Piaz e
Sandro del Torso. Partecipò inoltre ad alcune importanti spedizioni del
Club Alpino Italiano: quella del 1958 al
Gasherbrum IV (7980 m, nel
Karakorum,
Pakistan), guidata da
Riccardo Cassin, e quella del 1959 organizzata dalla sezione di
Roma del
CAI al
Saraghrar Peak (7350 m, nell'
Hindu Kush,
Pakistan), guidata da
Franco Alletto e
Paolo Consiglio. Su entrambe le spedizioni scrisse un libro:
Gasherbrum 4, Baltoro, Karakorum e
Paropamiso (vedi la sezione dedicata alle opere).
Dopo aver divorziato da Topazia Alliata, nel
1970 sposò in seconde nozze la giapponese
Mieko Namiki, con la quale visse a Firenze, nella villa paterna di
Torre di Sopra, presso il
Poggio Imperiale, lavorando alla sistemazione del suo archivio fotografico e dei suoi moltissimi libri rari.
È morto nel
giugno del
2004, con la volontà di essere seppellito in un piccolo cimitero della
Garfagnana.